Storie di giocattoli rotti, custodie di sogni!

Augusto LacalaNews

C’era una volta il giocattolo. Che sia cavalluccio, trenino o bambola poco importa: c’era una volta una custodia di sogni; oggi non c’è più. Oggi i giocattoli seguono le mode e i trend dei media e non servono più a far galoppare la fantasia, ma ad essere comprati, consumati e buttati, nel più breve tempo possibile. Così vuole sua maestà il mercato! Eppure ci sono ancora dei giocattoli eroi. Sono i vecchi balocchi, quelli che collezionisti e appassionati consegnano ai musei o ai restauratori e che potrebbero avere ancora un’importante missione da compiere: restituire valore economico, a chi ha abbastanza fantasia da vedere oltre una bambola rotta!

Amedeo Tarulli è un collezionista sessantenne, con il pallino di trasformare la sua passione giocosa, per i giochi del tempo che fu, in una risorsa per la sua Cava dei Tirreni con un Museo-Laboratorio del Restauro e del Giocattolo. “Un restauratore è un artigiano completo -spiega Tarulli- che deve sapersi destreggiare tra le tecniche più varie: dalla falegnameria, all’intaglio a volte persino all’oreficeria. Una struttura che insegni ai giovani l’arte manuale della riparazione, trasformando vecchi rottami in giocattoli da esposizione, complice la rete con la sua capacità di diffondere le novità, potrebbe essere una risorsa da non sottovalutare per l’occupazione in Campania”

La stessa idea deve averla avuta Vincenzo Capuano, collezionista da 20 anni di giocattoli antichi, che all’interno di un’ala del Suor Orsola Benincasa di Napoli nel 2011 si è inventato il Museo del Giocattolo partenopeo ,che ospita persino balocchi appartenuti ai grandi del panorama culturale, come Benedetto Croce.

Il museo attira parecchi curiosi ogni anno, a dimostrazione del valore economico che gli oggetti usati possono ancora avere, ma anche del valore sociale e culturale dell’attività di molti collezionisti.

“I giocattoli vecchi hanno ancora un’importante missione da compiere: tenere in vita il collezionismo affettivo- racconta Tizia Grassi, titolare del Bambolatorio, l’ambulatorio dell’Ospedale delle Bambole di via San Biagio dei Librai, a Napoli– Non il collezionismo del pezzo perfetto o dell’accessorio introvabile, ma quello dei sentimenti. L’ospedale delle bambole conserva le storie d’amore per gli oggetti: l’amore di una nonna che fa aggiustare la sua bambola preferita, per regalarla nipotina e rivivere la giovinezza attraverso le sue manine o di una cinquantenne che ha portato qui in laboratorio un modellino di cucina della sua infanzia, perchè voleva poterci giocare ancora! L’Ospedale delle bambole produce anche giocattoli nuovi, con l’anima di quelli vecchi; giochi che si accendono con la fantasia e non con un pulsante!”

L’ambulatorio è attivo dai primi dell’800 ed è ormai diventato un polo turistico che attira ogni anno curiosi e appassionati da tutto il mondo.

Che sia a Napoli o in provincia quello che accomuna queste tre storie è che l’ultima avventura di questi oggetti del passato sia stata trasformarsi, con un po’ di fantasia, in un’opportunità per un futuro molto concreto.

“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” E. Roosvelt