Scacco matto al made in China a colpi di riuso

Augusto LacalaNews

Una piccola impresa virtuosa nell’anconetano, per dribblare la crisi, si trasforma nello sfasciacarrozze degli elettrodomestici, vendendo usato riassemblato a prezzo outlet e pezzi di ricambio per riparazioni estremamente “low cost”. Con un giro d’affari previsto intorno ai 1000 pezzi al mese entro il 2015, tra frigoriferi, lavatrici e piccoli utensili di seconda mano, Adriatica Green Power (AGP) è l’esempio lampante di come l’economia circolare, basata sul riuso delle materie prime sia il futuro per l’ Europa.

In principio fu la direttiva “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”.Il documento, varato dall’UE a luglio 2014 prevedeva una serie di misure per aumentare la durata della vita delle merci e ridurre, allo stesso tempo, la quantità di rifiuti conferiti in discarica.

Il 2030, il traguardo previsto dal piano europeo, entro il quale le città del “vecchio continente” avrebbero dovuto ridurre almeno del 70% i rifiuti urbani, attraverso piani di riconversione industriale basati sul riuso delle materie prime e sull’allungamento della vita delle cose, a partire proprio dalle scelte di produzione.

Una netta inversione di marcia c’è stata invece a dicembre 2014, quando la Commissione Europea guidata da Junker, ha annunciato il ritiro dal piano di lavoro per il 2015, del pacchetto di norme sull’economia circolare (o del riuso) in attesa di migliorie più attinenti alla situazione internazionale. A mancare, secondo l’UE, sarebbero state le condizioni per un riutilizzo a livello industriale, senza danni per l’economia tradizionale.

Adriatica Green Power è l’uovo di Colombo, che dimostra in maniera semplice come un’economia che si fondi sulla seconda vita delle cose, faccia bene all’ambiente, ma anche alla tasca e all’economia.

L’idea nasce da un problema pratico: smaltire i pezzi in dismissione che si accumulano nei capannoni dell’AGP dall’entrata in vigore della Legge Europea sull’obbligo di ritiro dell’usato (in caso di acquisto di un prodotto nuovo) per i produttori di elettrodomestici.

E allora, invece di smaltirli perché non riusarli? Riassemblando i pezzi ancora funzionanti di lavatrici, PC, frigoriferi, si può dare vita ad elettrodomestici di qualità a prezzo veramente competitivo. La componentistica, poi, può trasformarsi in “pezzi di ricambio” col risultato di un conferimento in discarica veramente minimo e la creazione di nuovi posti di lavoro per tanti operai specializzati.

Ad essere intaccata è solo la quota di mercato a bassissimo prezzo, del “Made in China”, fugando così tutti i dubbi dell’UE.

A ben vedere però, qualche segno di disgelo del Parlamento Europeo nei confronti dell’economia circolare comincia ad apparire all’orizzonte.

É di pochi giorni fa l’apertura di una consultazione pubblica che coinvolge tutti i cittadini europei, chiamandoli a presentare idee, per ottimizzare tutta la filiera del riuso: dalla progettazione intelligente di prodotti, alla riparazione, all’uso delle materie prime, al settore rifiuti urbani.

 Per partecipare alla consulta pubblica basta rispondere a questo questionario, entro il 20 agosto 2015