Ma ‘ndo vai se …il riuso non lo fai?

Augusto LacalaNews

Alzi la mano chi non ha mai comprato un oggetto di seconda mano in un mercatino, ad una fiera, o in un negozio vintage! Dietro questo apparente gioco di caccia all’affare, c’è un mondo complesso, quello del riuso, ma ricco di opportunità ancora tutte da esplorare.
E’ questo il ritratto dell’Italia del riuso, secondo il V Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, presentato a Roma il 25 novembre e realizzato dal centro di ricerca economica e sociale Occhio del Riciclone con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con Federambiente, il sindacato delle aziende di igiene pubblica, Rete Onu, che coordina tutti i lavoratori dell’ usato, e Legambiente l’associazione nazionale ambientalisti

Il riuso, insomma, sarebbe la bacchetta magica per uscire dalla crisi, almeno secondo quanto riferisce Il Rapporto sul Riutilizzo e secondo i grandi esperti europei, che hanno introdotto il termine economia circolare.
Miglioramento delle prospettive di impiego, integrazione sociale e vantaggi economici e ambientali, le promesse di un’economia del riuso ben gestita, che “basterebbe da sola a dare lavoro ad un sesto dei giovani disoccupati di tutta Europa”

Quello che occorre è solo un cambio di prospettiva. Produrre diversamente per occupare di più: questa la tesi alla base dell’economia circolare. L’oggetto deve durare di più e quindi essere di maggiore qualità. Secondo step: cambiare la quantità. Si compra solo quello che è utile e quando non serve più, niente cassonetto, ma via libera a scambi, vendite e aste anche anche delle singole parti dei prodotti

I vantaggi in termini ambientali riguardano soprattutto il risparmio di materie prime: secondo il V Rapporto, una filiera del riuso ben gestita può consentire fino all’80% di riduzione degli sprechi.

Si potrebbe obbiettare che meno si produce meno si lavora. Errore.
Il settore del riuso in Europa promette occupazione per più di 800.000 lavoratori, tra raccoglitori, rivenditori, negozianti, imprenditori e nuove professionalizzazioni legate alle riconversioni industriali.

Secondo le ultime normattive europee, spetterà ai Centri Comunali di Raccolta, il conferimento sia dei RAEE che di tutto il materiale riutilizzabile.
Questa enorme quantità di beni, una volta raggiunti i punti di accumulo, dovrà essere preventivamente smistato, smontato, pulito e preparato per ritornare nel circuito delle merci.
Tutto questo apre la strada alla formazione di nuove professionalità, anche per immigrati e soggetti svantaggiati.

In Europa, esempi virtuosi di attività di successo legate al riuso, sono i punti vendita della grande catena Envie, che ripara elettrodomestici usati e li rivende a prezzi accessibili: si parla di un giro d’affari di 14 milioni di euro l’anno.

In Italia per ora il giro d’affari francese resta un miraggio lontanissimo.

Quello che impedisce all’Italia di raggiungere le vette europee è il mancato appoggio politico e legislativo.
“Sinora la burocrazia ha semplicemente adattato le leggi “del nuovo” al mondo dell’usato- commenta Augusto Lacala Presidente della Rete ONU e di Bidonville. – L’introduzione di regole più eque porterebbe nuova linfa ad un settore che è tra i pochi in crescita, in termini di fatturato e occupazione”