Giocattoli d’epoca: Maria, la Spagna e occhi felici

Augusto LacalaAntiquariato e dintorni

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Non è solo una questione di latta, piombo o pezza. E’ una questione di cuore.

Stiamo parlando dei giocattoli d’epoca. Quelli che trovi nelle soffitte polverose, nelle cantine un po’ umide, nei vecchi bauli della nonna. Sono storie, salti a pie’ pari nel tempo, abbracci che la vita ti regala e nemmeno lo sa. Ne parlavamo qualche giorno fa, passeggiando tra le meraviglie dell’antiquariato. Mi fermo, una bambola. Lo sguardo ancora vivace, il vestito di cotone sgualcito dal viaggio per arrivare in fiera, le braccia e le gambe composte. Come una brava bambina. Una dolcissima bambina seduta sulla poltrona della nonna che aspetta soltanto di essere adottata da una nuova famiglia. Una piccola umana di plastica che ha visto il mondo come io nemmeno lo immagino. Quante di noi avrà consolato? Quanti tè avrà bevuto, seduta paziente al piccolo tavolo in legno in camera mentre si organizzava il gioco successivo? A quante liti avrà assistito sul nuovo taglio di capelli da farle? Io scommetto innumerevoli. Questa piccola eroina sopravvissuta al tempo, alle maracchelle e alla vita mi sta raccontando una storia che non mi sarei mai aspettata di ascoltare. A volte bastano un paio di occhi a farti innamorare. Soprattutto se si tratta di una questione di cuore.

I giocattoli antichi dei nonni

Mi fermo, la osservo, continuo ad innamorarmene. E’ impossibile passare oltre. Come una calamita, ti chiama. Come una piccola sirenetta. E allora ne cerco la storia, estasiata. E chi me la racconta è Giovanni. Affaccendato, gironzola nel suo spazio arredato quasi a mo’ di salottino della nonna. L’odore è quello del legno antico, della passione per un’arte che ti rapisce il cuore e la mente, l’antiquario. Giovanni è un antiquario. Le sue mani, nodose e grandi, raccontano del suo amore per i mobili d’epoca, per quelle superfici che ti sussurrano lente – come gli alberi di una foresta antica – i loro racconti; per quei ninnoli delicati e complicati da lasciare andare; quello per i giocattoli d’epoca. Ed ecco allora che Giovanni si ferma, mi guarda ed inizia a cantare:

Giocattoli antichi di valore: la passione

“Ci sono volte in cui non riesci a tenere con te tutto. E allora impari a tenere, come diceva Foer, solo quello che ti rifiuti di lasciare andare. Allo stesso tempo, però, nessuno – e quando dico nessuno, intendo proprio nessun essere umano, – può essere felice senza sentirsi amato. E questo stesso principio vitale vale per i giocattoli. Sono stati amati ed hanno amato tutti coloro che hanno attraversato la loro strada. Potrei raccontarti di quando Maria – sì, questa bambola proviene dalla lontana e fascinosa Andalusia – ha viaggiato sul sedile posteriore di una vecchissima Renault 5 fino a Barcellona con Luisa, la sua compagna di avventure. O quando, cresciuta la sua padroncina, ha fatto compagnia a Jerome, in Francia. Quando è arrivata in Italia, attraversando le Alpi come Attila, invece, l’ha fatto a bordo di una Lambretta rossa, recuperata in un negozio dell’usato lungo la Senna. Ha vissuto un mare di avventure. Da sola, in compagnia. Amata. Abbandonata. Recuperata. E oggi aspetta. Perché, in fondo, il destino dei giocattoli d’epoca è un po’ questo: amaro e dolce allo stesso tempo. Amare e passare oltre. Hanno una grande forza, sai?”

La valutazione giocattoli d’epoca è una questione di cuore

Ed io non posso fare altro che chiedere quanto costerà al mio cuore, piu’ che alla mia tasca, fare spazio nella mia vita a questa piccola orfanella. Accarezzare quei capelli da spazzolare, quel vestito forse da rammendare, quel graffio sulla gamba da sistemare. Insomma, questa domenica la mia casa – tempio Ikea e dell’impersonalità, un trasloco lampo – comicia a colorarsi grazie al sorriso di Giovanni e del giro di boa che Maria fa oggi con me. Ricominciamo insieme, non è poi così male! 🙂