Dalla cuccuma al tammuriello: tutti i ferri vecchi del caffè!

Augusto LacalaNews

attrezzi antichi per il caffè

Quanti di noi cominciano la giornata senza il profumo che arriva dalla macchinetta del caffè?  Al bar, a casa e anche in ufficio, difficile rinunciare al rito più napoletano che ci sia. Eppure quella dell’espresso è un’usanza relativamente giovane. Fino ad un secolo fa, farsi il caffè era tutta un’altra musica! Di quella sinfonia di sapori e profumi oggi resta solo qualche cimelio. Bidonville vuole rispolverare  la storia della tazzulella, partendo proprio dagli oggetti che hanno scandito tante mattine del tempo che fu.

Appena svegli qual è la prima cosa che facciamo? Di solito ci fiondiamo in cucina, riempiamo la moka di acqua e polvere di caffè e mettiamo sul fuoco la macchinetta! Questa scena tanto familiare in realtà ha meno di un secolo. La moka è stata inventata da Bialetti solo nel 1933.

Prima il caffè veniva fuori da quella magia di vasi comunicanti che è la cuccuma: la  napoletana osannata da Eduardo in “Questi fantasmi”!
Era lei la regina delle chiacchiere attorno al tavolo, di quando il tè si beveva contro il mal di pancia e la bottiglia buona si stappava solo nelle grandi occasioni. E quanti “inciuci” per riempire l’attesa dopo la “girata” della cuccuma. Parte della storia di Napoli passa proprio da quei forellini capovolti per costringere l’acqua ad abbracciare l’aroma in polvere.

Ma prima il caffè doveva essere tostato e macinato. A questo servivano il macinino e il tammuriello. Il macinino è un oggetto comune per i visitatori della Fiera del Baratto e dell’Usato, il tammuriello invece era un un abbrustolitore di chicchi che pochi conoscono. Per la tostatura bastava riempirlo di  caffè e ruotare i manici sulle braci, girandolo per rendere uniforme la cottura. In alcuni modelli più all’avanguardia fu inserita una spatola per smuovere i chicchi più comodamente. Ognuno in famiglia poteva scegliersi la sua tostatura preferita.

E chi ha mai sentito parlare del trimmone? Prima della moda del bar, esistevano i caffettieri ambulanti che giravano con tutto l’occorrente per la colazione. I trimmoni erano proprio gli antichi thermos da cui si riempiva “la solita”: la tazzina standard. Un piacere bollente al costo di 2 soldi!

L’ultima frontiera della tazzulella è la macchina a cialde che risparmia persino il tempo di dosare la polvere! Ma quanto romanticismo si è perso nel frattempo? Ve lo ricordate il tempo in cui al medico o all’avvocato si regalava esclusivamente zucchero e caffè in chicchi?  Era da pezzenti l’omaggio triturato, perché non si poteva verificare la qualità del prodotto a colpo d’occhio. Niente supermercato, l’amara bevanda si comprava in drogheria e bastava un piccolo campionatore  da infilare nel sacco di iuta, per portare al naso tutto l’aroma pungente della miscela. Poi si spediva il pacco.

La cuccuma con tanto di coppetiello alla Eduardo, per non disperdere l’aroma del primo vapore che sale, il macinino, il tammuriello,sono tutti oggetti ormai smarriti nei cassetti della memoria. Molti di loro si possono trovare solo nelle case dei collezionisti, nelle credenze delle vecchie signore, o tra i banchetti dei mercatini. Spesso rimangono lì dimenticati, perché non tutti sanno a cosa servano e passano oltre senza nemmeno buttare un occhio.

Alla prossima Fiera del Baratto e dell’Usato del 5 e 6 novembre a Tito o del 26 e 27 novembre a Napoli, perciò non passate frettolosi alla ricerca solo dell’abitino vintage di tendenza! Fermatevi a parlare con i rigattieri amici di Bidonville: nei loro racconti ci sono le abitudini strappate al tempo, che nonne e zie non possono più condividere con noi. La Fiera del Baratto e dell’Usato è anche questo!