AAA lavori ecocompatibili offresi: piccolo identikit dei Centri di Riuso

Augusto LacalaNews

cancelli centri di riuso

Sul blog di Bidonville abbiamo spesso parlato dell’importanza dei Centri di Riuso, per ridurre i rifiuti. I Centri di Riuso sono strumenti previsti dalle norme ambientali europee per salvare gli scarti ancora in buono stato. La burocrazia però, come al solito ci mette lo zampino e i decreti attuativi per concretizzare la legge ancora non ci sono. E allora che aspetto avranno, questi trampolini di lancio per la seconda vita delle cose? Per farne un identikit preciso, abbiamo spulciato tra gli schizzi di Rete Onuil network che raccoglie la maggior parte degli operatori italiani dell’usato. Ecco cosa ne è venuto fuori.

In primis occorre fare un’importante distinzione. Riusare e riciclare  sono due cose completamente diverse.
Riutilizzare significa lasciare gli oggetti così come sono e continuare a sfruttarli secondo il loro scopo originario. Il riciclo, invece, ne prevede sempre una trasformazione. La notizia è che per ridurre i rifiuti, il riuso è più importante del riciclo perché evita il consumo di energia di cui tutti i processi necessitano.

Proprio per questo sono stati pensati i Centri di Riuso: per rimettere sul mercato quello che altrimenti finirebbe in impianti industriali, se non addirittura in discarica/inceneritore.

Allora somiglieranno più a laboratori o a mercatini questi importanti strumenti dell’economia circolare?
Una via di mezzo. L’unica cosa certa è la location. I centri di riuso dovrebbero sorgere all’interno delle isole ecologiche. In pratica si tratterà di spazi previsti, per accumulare, pulire, riparare, smontare, cioè ripristinare oggetti o parti di essi, in modo da poterli nuovamente vendere. Questa prima tappa si chiama “Preparazione al riutilizzo”.

E come dovrebbero arrivarci gli oggetti di seconda mano nei Centri di Riuso? Secondo Rete Onu, per ottenere i massimi risultati non bastano i rifiuti. Donazioni volontarie, conferimenti da parte dei produttori e sgomberi di beni immobili, potrebbero massimizzare la raccolta.

E poi? Secondo il ritratto proposto da Rete Onu, è subito dopo la raccolta che inizia il lavoro più stimolante. Si va dalla classificazione alla vendita, sia all’ingrosso che al dettaglio, passando per aggiusti e modifiche. I Centri di Riuso quindi saranno strumenti per favorire l’occupazione e la formazione di lavoratori specializzati. Da lì, gli oggetti potrebbero finire direttamente sui banchi di un mercatino o di un negozio dell’usato.

Secondo i dati forniti dal Progetto Prisca: una sorta di simulatore, realizzato dall‘Università di Pisa a San Benedetto del Tronto e a Vicenza, così facendo è possibile rimettere in circolo fino al 60% degli scarti delle isole ecologiche.

Non solo: un Centro di Riuso è un’ottima occasione per stimolare al recupero i cittadini e fare formazione sulla raccolta differenziata coinvolgendo anche associazioni ed istituzioni sul territorio.

Se ben organizzati, i Centri di Riuso possono diventare  il punto nevralgico di un’economia che punta all’obiettivo rifiuti zero. È necessaria però, la partecipazione delle istituzioni, per ridurre al minimo le criticità economiche e le infiltrazioni criminali nel business dell’usato.

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.

Fabrizio De Andrè ( cantautore e poeta)